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Storia

Dal 1998

Punto di riferimento nel cuore di Palermo

1998
1998
Galleria Elle Arte

Mostra inaugurale della galleria

a cura di Dino Ales e Pino Schifano.
Il 24 maggio del 1998 a Palermo, in via Ricasoli, strada ricca di storia culturale ed artistica, nasce la Galleria Elle Arte.
La mostra inaugurale è una collettiva di pittura, che raccoglie opere di Giacomo Angiletti, Bruno Caruso, José Guevara, Biagio Governali, Gilda Gubiotti Costa, Gabriella Lupinacci, Pippo Madé, Elisa Messina, Vincenzo Nucci, Giusy Oliveri, Francesco Pintaudi, Luigi Rincicotti, Mario Russo, Gianni Testa, Togo, Adriana Velardi, Jovan Vulic, Angela Zuccarello.
La Galleria costituisce uno dei punti di riferimento per gli appassionati di pittura, scultura e fotografia di autori contemporanei.
Sotto la direzione di Laura Romano si propone di rivolgere una particolare attenzione ai più svariati linguaggi figurativi, ospitando in permanenza le opere di autori italiani e stranieri.
Organizza inoltre eventi culturali, e ospita salotti letterari, incontri con gli autori, e presentazioni di libri, divenendo un punto di ritrovo per collezionisti, artisti, curatori, scrittori e giornalisti.
1999
1999
Galleria Elle Arte

Performance

JOSE' GUEVARA
a cura di Laura Romano
30 Maggio 1999
Un imperdibile appuntamento con il Maestro Josè Guevara, inventore della tecnica del ``oleo por combustion del pigmento``.
Josè Guevara, durante una performance nell'atrio esterno della Galleria Elle Arte, realizza un processo alchemico attraverso l'uso del colore e del fuoco, generando un prototipo della sua opera pittorica.
1999
1999
Elle Arte al Complesso di Santa Maria dello Spasimo

L'informale degli anni '60

JOSE' GUEVARA
a cura di Armando Ginesi e Laura Romano
20-30 Novembre 1999
Una mostra inedita che rende omaggio al grande artista spagnolo, presentando per la prima volta in Italia una raccolta delle più significative opere del periodo informale, che hanno partecipato a importanti manifestazioni artistiche internazionali degli anni '60, vantando numerose presenze in prestigiosi musei .
Scrive Armando Ginesi in una sua testimonianza del catalogo `{`..`}`Sulla scia delle poetiche informali, il nostro pittore si è totalmente immerso nell’esaltante possibilità di unire assieme il proprio vissuto esistenziale e la dinamica e viva trasformabilità della materia.
L’osmosi che è scaturita dall’incontro tra le due espressioni vitali (dell’artista e della materia) si è tradotta, sul piano visivo, in esiti di eleganza formale (ciò non sembri una contraddizione, dal momento che parliamo dell’arte “informale”, perchè la forma, allorchè pretende di annullarsi, si risolve in un suo contrario, che è pur sempre forma, ancorchè di tipo antinaturalistico), con le macchie ad espansione larga e fluenti di colore solidificato, le quali, intrecciandosi con arabeschi segnici e policromatici, sembrano incarnare modelli di bellezza archetipale.
Favorito dalla scoperta, da lui stesso effettuata, di una particolare tecnica che ha chiamato “oleo por combustiòn del pigmento” e che consiste nella bruciatura della sostanza cromatica, capace di trasformare la materia in un universo di segni, forme e colori emergenti dalla combinazione -in parte anche fortuita- tra il fuoco e il pigmento, Guevara ha introdotto, nella struttura linguistica dell’informale materico, un elemento di assoluta originalità, con ciò ponendosi in una posizione molto singolare ed autonoma, all’interno della tendenza. La sua grammatica espressiva, infatti, a differenza di quella usata da quasi tutti gli altri informalisti materici, non risulta costruita su elementi primari di natura ruvida, grumosa, irregolare; al contrario si conforma con espansioni cromatiche a massa curvilinea, sinuosa, disciplinata e con grovigli grafici scanditi daritmi che sembrano appartenere al gioco o al ricamo`{`..`}`
1999
1999
Elle Arte a Palazzo Steri

Alla Maniera Spagnola

BRUNO CARUSO
a cura di Bruno Caruso e Josè Luis Gotor
01 - 19 Dicembre 1999
Personale di pittura organizzata da Laura Romano per la Galleria Elle Arte ospitata dall'Università di Palermo presso Palazzo Steri con il patrocinio della Provincia Regionale di Palermo.
Questa mostra è un omaggio al Maestro Bruno Caruso, che ritorna a Palermo, sua città natale, con una raccolta di opere che testimonia il legame della cultura spagnola con quella italiana e siciliana. Caruso propone, attraverso la sua arte, una lettura colta e attenta della storia e delle tradizioni spagnole.
Non solo un atto d'amore verso la terra iberica, ma un viaggio alla riscoperta delle comuni radici culturali tra Italia e Spagna.
Questo evento approda a Palermo dopo una prima tappa a Madrid realizzata presso ``l'istituto italiano di cultura``.
Scrive Natale Tedesco in una delle testimonianze critiche del catalogo `{`…`}`Oggi nel pieno della sua maturità d’intellettuale e di artista, Bruno Caruso dà un esito al percorso di formalizzazione che va dalla calligrafia alla figurazione memoriale`{`…`}`.
`{`…`}`Un complesso organismo in cui, per la stessa figurazione non giocano la partita esclusivamente la memoria visiva, sibbene tutti i ricordi delle varie sensazioni fisiche, delle occasioni culturali, che fanno l’esperienza sapienzale dell’artista e partecipano all’esito singolare della sua opera. Se, dunque, la sinestesia è, per esempio, un fenomeno accertabile nei versi di un poeta, ma può essere pure presente, come dichiara acutamente lo stesso Caruso, alla base dell’elaborazione estetica figurativa, è il filtraggio, la selezione delle compresenze sensibili e culturali che rifonde il dato cronachistico generale e lo esita come singolare memoria storica.
Selezione, rarefazione e concentrazione della memoria sono rese dalla perfetta luminosità, cui non osta lo scontro tra luce e ombra, vita e morte, delle ultime opere pittoriche. E, invero, la socialità dell’arte di Caruso non si motiva con la scelta degli argomenti, vuoi socio-politici, vuoi privati o mitologici, ma deve essere riscontrata nella qualità esemplare del suo linguaggio, testimonianza e insieme modello d’interpretazione del vivere contemporaneo.`{`…`}`
2000
2000
Galleria Elle Arte

Pittura Segreta

ROSSANA FEUDO
a cura di Bruno Caruso
4-14 Marzo 2000
La Galleria Elle Arte accoglie le opere di Rossana Feudo, raffinata interprete dell'antica tecnica della tempera su tavola, che espone per la prima volta a Palermo.
La mostra è presentata dall'artista Bruno Caruso, che nella presentazione del catalogo scrive: `{`..`}`l'inquietante atmosfera di sospensione che circonda le sue estatiche figure sembra che preceda di poco un avvenimento misterioso, che non riusciamo neppure a concepire. Ed è questo il mistero che si riscontra nelle opere di questa bravissima artista che sa insinuare piccoli deliziosi brividi con la sua precisione e la finezza dei suoi pennelli. Sono certo che il gusto tutto siciliano per ciò che è misterioso ed insolito le tributerà il giusto riconoscimento che la Feudo si merita dopo i grandi successi di Londra, di Parigi, di Roma.`{`..`}`
Scrive Pierre Pastre in una sua testimonianza criticha `{`…`}`Barocca nell’ispirazione, classica nella tecnica, la pittura di Rossana Feudo è il risultato di un patrimonio culturale maturato da una vita trascorsa nei grandi musei.
L’alta professionalità raggiunta nel campo del restauro le ha permesso di svelare i segreti degli antichi maestri.`{`…`}`
`{`…`}`La sua esposizione è un viaggio nel cuore della Pittura, nel quale si fondono la raffinatezza e il mistero.
Una sottile attrazione ci conduce di quadro in quadro ad esplorare le terre sconosciute dell’immaginario.
Rossana Feudo è uno dei pochi pittori ispirati, che porta l’arte nella sua dimensione segreta, dove solo gli iniziati possono avvicinarsi.
Le mode passeranno, ma di certo resteranno questi preziosi miracoli che Rossana Feudo, come fosse una fata, libera dal suo pennello illuminato come una bacchetta magica.
2000
2000
Elle Arte a Palazzo dei Normanni

Dubita un filo d'oro

PEDRO CANO
a cura di Aldo Gerbino
20 Dicembre 2000 - 20 Gennaio 2001
La mostra, ideata e coordinata da Laura Romano della Galleria Elle Arte e curata da Aldo Gerbino, è stata organizzata dalla fondazione Federico II con il patrocinio dell'Assemblea Regionale Siciliana nelle sale duca di Montalto del Palazzo dei Normanni.
Il Maestro Pedro Cano è stato per la prima volta ospitato a Palermo nella straordinaria sede del Palazzo Reale con una raccolta di grandi oli e acquarelli di grande formato.
Scrive Roberto Tassi in una delle testimonianze critiche del catalogo `{`…`}`Il tempo della memoria è un tempo frantumato, multiplo, non lineare, un tempo che ritorna, il passato acquisito nel presente, contemporaneo al presente; questo è il tempo dei quadri di Pedro Cano; ed è rappresentato con la pluralità coesistente di spazi diversi. Angoli di stanze, tagli d’ombra, intersecarsi di finestre, di muri, fughe prospettiche, indistinzione tra interno ed esterno, vele di cielo, soffitti, luci, porte buie, queste indicazioni spaziali unite, combacianti, conseguenti o sovrapposte formano lo spazio multiplo dove avviene l'”abbraccio”; che “porta” in sè uno spazio ancora diverso, suo particolare, come se potesse avvenire lì e altrove, universale e particolare, ideale e vero, simbolo e realtà. Nell’ultimo anno, dopo quei cicli quasi sempre drammatici, è riemersa, con una nuova felicità, nell’opera di Pedro, la poetica degli oggetti; le cose ritornano ad essere scrigni di significati, di ricordi, di verità e di poesia. Ha dipinto alcuni carnet, che sembrano sketch-book, ma che in realtà sono opere definitive, chiuse in sè, complete; bellissima pittura anzitutto, sono poi atti d’amore, ma ancora, anzi più che mai, diari intimi, raccolte liriche, poichè in essi pagina per pagina, attraverso la pregnanza di pochi oggetti, del frammento di paesaggi, di muri e di giardini, si raccontano dei rapporti, che nell’insieme formano una specie di poemetti in figura.`{`…`}`
Pedro Cano è nato nell’agosto del 1944 a Blanca, una piccola cittadina della provincia spagnola di Murcia. Ha studiato prima all’Accademia San Fernando di Madrid e successivamente all’Accademia delle Belle Arti Spagnola di Roma, dove è stato vincitore del “Prix de Rome”.
Ha lavorato per il teatro di Roma con Maurizio Scaparro, per il quale ha curato le scenografie del Galileo Galilei di Brecht e i costumi delle Memorie di Adriano della Yourcenar. Il regista Giulio Berruti gli ha dedicato ilfilm - documentario: “Pedro Cano. La mia voce”, vincitore della Rassegna Documentaria sull’arte del Festival di Palazzo Venezia.
Ha vissuto in Spagna, America Latina e Stati Uniti, e attualmente risiede ed opera tra Blanca, Anguillara e Roma.
Recentemente è stato nominato membro dell‘Accademia Pontificia dei Virtuosi del Pantheon.
Tra le sue opere, esposte in collezioni private e Musei di tutto il mondo ricordiamo una grande tela inserita nel percorso espositivo dei Musei Vaticani e l’autoritratto esposto nel corridoio Vasariano della Galleria degli Uffizi di Firenze.
2001
2001
Elle Arte al Palazzo dei Normanni

Il Gattopardo e i Racconti di G. Tomasi Di Lampedusa

BRUNO CARUSO
a cura di Bruno Caruso e Gioacchino Lanza Tomasi
6 Marzo- 8 Aprile 2001
Uno straordinario evento che ospita le illustrazioni realizzate da Bruno Caruso a corredo delle opere letterarie di Tomasi Di Lampedusa.
Caruso è un siciliano che pur vivendo da lungo tempo a Roma, ha mantenuto un forte legame con la sua terra di cui riesce a cogliere e a rappresentare le profonde radici culturali. Da giovanissimo conobbe Giuseppe Tomasi Di Lampedusa e negli ultimi anni ha dedicato il suo lavoro a questa raccolta di disegni che costituiscono una preziosa e originale interpretazione dell'opera letteraria dello scrittore siciliano. Traendo spunto dalle pagine de ``Il Gattopardo`` e dei ``Racconti`` il pittore coglie l'occasione per raccontare la Sicilia e le sue eterne contraddizioni.
Come racconta Bruno Caruso in una sua testimonianza sul catalogo della mostra `{`...`}` Nessuno meglio di me sa con quanto trasporto e con quale piacere ho eseguito queste illustrazioni per il “Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa; e con quale allegria riesco a disegnare gli argomenti dei libri che mi sono congeniali; e pochi libri come questo mi sono sembrati tanto adatti ad essere illustrati. Ho conosciuto Lampedusa nel 1947, più di cinquant’anni fa, molto prima cioè che scrivesse il suo capolavoro; tante volte gli ho parlato, anche di letteratura, senza tuttavia rendermi conto interamente della sua genialità. Mi faceva molta simpatia e basta; ed ora, con questi miei disegni, mi sembra, alla fine, di saldare anche un debito di stima. Ma in questi anni malinconici della vecchiaia, rileggiando il romanzo, sono riuscito a rallegrarmi, rivivendo la mia giovinezza, riscoprendo la Sicilia e rivisitando le storie narrate che appartengono a quella tradizione orale dalla quale uno della mia generazione ha appreso quel che sa: della storia, degli usi, del comportamento, dell’educazione.`{`…`}` Questi disegni, invece, hanno lievitato nella mia mente per quasi quarant’anni: dalla lettura del romanzo in cui, inevitabilmente, me li ero immaginati. Hanno coabitato con altre miriadi d’immagini scaturite da altre letture, con altre emozioni che si sono intrecciate nella testa a storie di altri libri ed esperienze di vita, di persone realmente incontrate, di quadri visti, di musiche, di odori, di sapori, felicità, spaventi, orrori. E così come le parole del libro sono diventate sul foglio figure, il racconto si è trasformato miracolosamente in una sequela di immagini, come in un film. Me ne rendo conto solo ora che sto per ultimare il mio lavoro, mentre si colmano i vuoti. Questi personaggi hanno abitato dunque nella mia mente e sono usciti naturalmente dalla punta della matita, come i personaggi pirandelliani escono in scena, per stabilirsi tra le pagine di questo libro, non scritto ma disegnato. `{`…`}` E la luce è quella della Sicilia, abbacinante e inconfutabile. La Sicilia d’altronde l’ho disegnata nei suoi innumerevoli aspetti, cominciando da quello classico che appartiene all’impronta araba che le è rimasta, rivissuta nelle poesie di Ibn Hambis, nel Viaggio di Ibn Gubayr o nel Sogno arabo siculo. `{`…`}`
2001
2001
Elle Arte al Palazzo dei Normanni

Fuochi ed altre Folgori

SALVATORE PROVINO
a cura di Aldo Gerbino
28 Aprile - 27 Maggio 2001
Un'antologica all'artista siciliano Salvatore Provino che raccoglie opere di grande formato realizzate tra il 1978 e il 2001.
La sua pittura è evocativa di atmosfere e suggestioni, suoni e armonie, è rappresentativa del fondo organico dell'uomo. Siamo dinnanzi ad opere che scavalcano la contingenza temporale.
Scrive Aldo Gerbino in una sua testimonianza sul catalogo `{`…`}` Il mondo di Provino offre alla visione una sorta di agglomerato, dove costellazioni e profondità oceaniche vibrano della loro sostanza. Ma vi emerge, anche, e con passione, un calco antico che, dopo i turbini picassiani, ha avuto modo qui di confrontarsi con quell’ordine geometrico caro al magistero di Cagli, dopo aver tralasciato ogni coinvolgimento realista per sprofondare negli umori di una informale tensione espressiva sommossa da una materica pulsione. E, ancor più, questo vento della realtà scorre sommessamente in Provino nei sotterranei della ragione, valica i camminamenti estesi e intricati delle sensazioni, le lamine intersecate delle percezioni. Ma anche la fantasia costituisce una sollecitazione frequente e incantata, ben offerta in questo percorso. `{`…`}` C’è da osservare che lo sguardo di Provino appare sempre rivolto all’esterno, sulla materia cosmica e, nello stesso tempo, all’interno, su altra materia cosmica che coincide con il flusso delle pieghe spirituali. Anzi, forse, la visione interiore decripta le sensazioni visive che piovono dall’alto o che piombano dal profondo della terra, per poi essere elaborate rese sostanza del sogno e della realtà. `{`…`}`
2002
2002
Galleria Elle Arte

Il Mistero della Realtà

DIETER KOPP
a cura di Bruno Caruso e Stefano Malatesta
8-20 Novembre 2002
Il paesaggio siciliano ha da sempre suscitato una particolare attrazione per gli artisti del nord europa. Dieter Kopp, pittore tedesco, residente da più di quaranta anni a Roma, è ormai entrato in sintonia con la Sicilia, dove trascorre le sue estati.
Kopp è rimasto incantato da luci e paesaggi e questo ``incanto`` lo ritroviamo nelle sue opere: oli, acquarelli, carboncini e pastelli che intonano un vero e proprio inno alla sicilianità.
Scrive Bruno Caruso nella presentazione in catalogo:
`{`…`}`Dopo tanto romanticismo i suoi paesaggi sono più scarni, più semplici anche se più misteriosi ed infatti questo artista ha finito per venire a cercare l’ispirazione sempre più spesso in Sicilia; in quest’isola nella quale il mistero della luce, la sua inclinazione, il suo bagliore hanno illuminato paesaggi esemplari come quelli di Antonello. La luce radente che spesso s’insinua nella pittura ha fatto sì che in certi disegni di Dieter Kopp abbia raggiunto la magia; e soprattutto lo si riscontra nei disegni di arbusti, nelle foglie di palma, nei tralci e in genere in tutti i dettagli che abitualmente attirano la meticolosa attenzione dei pittori che sanno adoperare la finezza dei pennelli.
L’enigma del suo stile sta dunque nell’atteggiamento assorto con cui quest’artista squisito sa guardare alla natura e alle cose del mondo e nello stupore con cui riesce a vederle, nell’incanto che riesce a conferirgli quando riproduce la natura e l’addolcisce o la nasconde dietro i suoi pensieri sibillini.`{`…`}` E forse c’è qualcosa in più che io, a questo punto, non riesco a spiegare: e forse sta proprio in questo, ancora una volta, l’enigma che rende misteriosa e squisita tutta l’arte di Dieter Kopp.
2002
2002
Galleria Elle Arte

La Terra Ritrovata

EDWIN HUNZIKER
a cura di Anna Maria Ruta
22 Novembre- 10 Dicembre 2002
Scrive Anna Maria Ruta nella presentazione in catalogo:
`{`…`}`Edwin Hunziker è uno svizzero austero, lucido e metodico, di un’etica puritana concreta, un vero teutonico, che però, stregato dal sole mediterraneo, trova a Lipari il suo “paradiso perduto”, e vi pianta solide radici, per sempre, a differenza di amici e colleghi che sfiorano l’isola, per presto allontanarsene.`{`…`}` Il paesaggio dei suoi dipinti è quello lipariota, ma di una particolare Lipari, quella della parte meridionale di ponente, in cui a prevalere non è il mare -che pure c’è ma di scorcio, mai aperto, libero-, bensì la roccia, i bastioni di pietra, sui quali l’acqua si infrange: nelle rocce di Hunziker c’è la montagna alpina, quella dell’Engadina, della patria svizzera. Ma nelle sue tele trionfa anche la campagna vasta e multicolore, di una suadente e calma bellezza, in cui emerge l’antico mulino a vento, oggi non più esistente e in cui si agiteranno, tra tenerezza e ironia, negli anni Cinquanta, gli animali domestici a lui più cari: tacchini, galline, anatre, gatti, pappagalli.È assente la Lipari della bianca pomice, in cui nella fantasia dei fratelli Taviani scivolava l’adolescente Pirandello, o quella turistica delle violacee buganvillee o dei delicati plumbaghi; ci sono invece gli scorci corposi, gli angoli che colpiscono per le cromie intense che gli vengono dalla stessa terra, il rosso mattone dell’argilla, il bruno della zolla, il verde ora scuro ora vivido dell’erba, il rosso luminoso dei papaveri e il blu cupo del mare, colori contemplati, assimilati, trasformati in tavolozza, sfiorati dall’abbraccio avvolgente della luce e reiterati senza mai scadere nella monotonia del ripetuto.`{`…`}`
2003
2003
Elle Arte al Palazzo dei Normanni

Impervie Dimore

UGO ATTARDI
a cura di Ugo Attardi, Aldo Gerbino, Dante Maffia, Alessandro Masi, Marco Tonelli
4 Ottobre - 4 Novermbre 2003
``Impervie Dimore`` è un'antologica realizzata in occasione dell'ottantesimo compleanno del Maestro Ugo Attardi che raccoglie le opere eseguite tra 1947 e il 2003. Un linguaggio artistico denso di significati e variegato nei materiali espressivi e nelle invenzioni formali. Un entusiasmante ritorno del pittore a Palermo, città nella quale ha trascorso l'infanzia e la giovinezza, che gli rende omaggio con questa straordinaria mostra. Scrive Dante Maffia in una sua testimonianza sul catalogo `{`..`}`Se si guarda bene, ogni opera di Attardi nasce da uno scontro, furioso e ragionato insieme, tra idea della Bellezza e idea della Violenza. L’una vorrebbe imperare senza pagare un minimo di tributo al Satana che sperpera i fiumi dei colori e le armonie dei sentimenti, l’altra vorrebbe ingozzarsi dell’inebriante profumo della perfezione per poi imporre il suo stato perenne di conquista definitiva. Ma si dà il caso che nè la Bellezza nè la Violenza abbiano fatto i conti con l’artista che, più ostinato di loro, aggiunge e sottrae una sorta di nuova teologia della loro ancestrale natura per trarne apporti che siano compendio di un tragitto culturale, storico ed estetico ma, a un tempo, siano soprattutto specchio inedito di una visione dell’esistere, prospettiva che intende dare fiato a ulteriori magie semantiche, mai avulse però dal contesto, mai simbolo che genera altri simboli in un’aridità d’intenti. In Attardi è presente con costanza la microstoria dell’uomo, non sminuzzata in particole, non resa documento, dato parziale. Egli è alla sorgente del fiume e conosce i capricci dell’acqua ed è per questo che non segue il percorso, ma ne ascolta la voce, come Siddharta, per percepire gli echi lontani e vicini del mistero e renderlo momento visibile con cui trattare per conoscere meglio il mondo e il suo intrico, le sue ramificazioni. `{`…`}`
2003
2003
Galleria Elle Arte

I giorni. Le notti

SERGIO CECCOTTI
a cura di Alberto Abate
11-22 ottobre 2003
Per la prima volta Palermo ospita, negli spazi espositivi della galleria Elle Arte, le opere dell'ertista romano Sergio Ceccotti. Pittore molto apprezzato anche in Francia capace di regalarci opere di grande fascino e atmosfera, popolate da fantomatici personaggi e donne fatali che si aggirano sullo sfondo di scorci urbani o di suggestivi interni: un mondo sospeso tra sogno e realtà visto attraverso l'ironia e il disincanto da un originale interprete della cultura figurativa del nostro termpo.
Scrive Alberto Abate nella presentazione al catalogo:
`{`…`}`Ciò che Ceccotti nasconde nella sua trama pittorica è il senso vero, il significato reale della funzione dell’arte per il mondo dell’uomo. L’arte è uno specchio illusorio che ci permette mediante il suo falso sembiante, il suo non essere, di rendere visibile l’enigma stesso dell’essere che, come diceva Hegel, consiste nel non essere ciò che è e di essere ciò che non è. Questa è la dimensione labirintica in cui Ceccotti s’inoltra. Questa sua mostra che chiama in modo lieve “I giorni e le notti”, rappresenta in maniera dissimulata la totalità del labirinto spazio temporale in cui è immersa l’esistenza umana. I giorni e le notti sono, oltre che l’ordine fenomenico del mondo, le due categorie schizomorfe fondamentali dell’immaginario che Gilbert Durand distingue come il regime simbolico dei due mondi contrapposti e paralleli. Quest’immaginario che totalizza l’essere attraverso la forma del non essere, nella pittura di Ceccotti viene rappresentato nella maniera più squisitamente realistica. Il realismo ceccottiano è il piano simbolico in cui opera la dissimulazione. Secondo Lacan, l’immaginario e il reale comunicano attraverso il simbolico. È nel simbolico che confluiscono le energie umane che non sono regolate dalla legge del profitto e che fuoriescono dalla reificazione prodotta dal lavoro servile. Queste energie modellano il mondo del sacro, dell’arte, della follia, ma è l’arte che è chiamata a esprimere e rappresentare gli altri due mondi (il sacro e la follia), ed è insieme viaggio all’interno della follia, discesa negli inferi, esplorazione dei mondi che sono al di fuori della codificazione razionale della realtà e contemplazione e svelamento dell’invisibile. `{`…`}`
2003
2003
Galleria Elle Arte

Il Gioco dello Sguardo

MARIO MIRABELLA
a cura di Piero Longo
31 Ottobre -12 Novembre 2003
Questa personale delle opere più recenti di Mario Mirabella che raccoglie acquarelli e oli capaci di creare un itinerario senza tempo nei luoghi delle noste città: un viaggio attraverso quei centri storici e quei paesaggi della Sicilia che vorremmo restassero inalterati, cosi come li conserva la nostra memoria. Le opere di Mario Jr continuano una grande tradizione di famiglia, che attraverso tre generazioni di pittori, permane e si storicizza nel segno della qualità del ``fare pittura`` fuori da mode banali e passeggere. Una tecnica raffinata e un sapiente uso del colore e della luce che si coniugano armoniosamente con l'amore dell'autore per la propria terra e per le sue tradizioni.
Scrive Piero Longo nella sua presentazione in catalogo:
`{`..`}`Come in un mirabolante gioco di specchi, di fronte a queste nuove opere di Mario Mirabella junior, la nostra memoria è costretta a mettere a fuoco le immagini e i luoghi che esse rappresentano e a riconoscere, attraverso gli occhi dell’artista, ciò che forse spesso abbiamo visto senza guardare. Del resto “non si vede se non ciò che si guarda”; e la scontata osservazione di Merleau- Ponty “on ne voit pas que ce qu’on regarde” è certo una affermazione perentoria della quale però bisogna tener conto, quando ci si imbatte in un pittore che voglia ancora riproporre il paesaggio e riaffermare icasticamente l’inesauribilità della visione. `{`…`}` Mario, del resto, non si pone questi problemi quando dipinge il suo mondo e anzi, fingendo di ignorare tutto quello che è successo in pittura da Picasso in poi, riesce ad essere contemporaneo, pur riproponendo l’antico tema del paesaggio caro a tutti i pittori della famiglia Mirabella. Ritornando col suo sguardo sullo stesso oggetto per coglierne quelle valenze sfuggite che lo fanno sempre diverso pur nella sua riconoscibilità, egli afferma infatti la temporalità poichè, nel fluire della realtà, ogni volta l’occhio coglie ciò che appare nuovo e diverso in rapporto alla disposizione d’animo e alla mutata capacità di restituirlo in forma di luce e colore.
Ripete perciò ad libitum il suo repertorio di immagini come un musico che torna al suo spartito e gioca sui tempi sfidando pause e orditure e utilizzando perciò la sua tavolozza cromatica con quel sapiente dosaggio che dà sempre nuovo respiro all’oggetto noto che ogni volta i suoi occhi rivedono alla mutante luce del suo sguardo interiore e della sua curiosità indagatrice e fertile ai richiami dell’emozione o al distacco ironico verso una presunta oggettività che è invece sempre un abbaglio e un felice abbandono ai segni di una bellezza cercata anche laddove essa è stata offesa o cancellata.
Si vede ciò che si vuole vedere e si trova sempre ciò che si cerca, quando si guarda un paesaggio o la città della memoria, un luogo della nostra infanzia o la nuvola che passa mutando la sua forma. E nell’idea che ha Mario della pittura, questo tornare a guardare potremmo assumerlo come poetica del suo operare. `{`…`}`
2004
2004
Elle Arte al Palazzo Reale

Disegni 1944-2004

BRUNO CARUSO
a cura di Bruno Caruso
23 Aprile- 23 Maggio 2004
Scrive Bruno caruso nella sua presentazione in catalogo:Nessuno meglio di me sa come sono andate le cose. Ho cominciato a disegnare molto presto. Avevo cinque anni quando, nel 1932, realizzai il primo album di disegni all’asilo del “Santa Lucia” in via Ruggero Settimo a Palermo. Di questi disegnini non ricordo gran che, se non il capannello di suore vestite di bianco e di azzurro che, come in un quadro dell’Angelico, si raccoglieva intorno a me per vedermi disegnare. Ne sento ancora l’odore di bucato. Dalla mia mamma ho saputo che le suore mi consideravano un piccolo fenomeno perchè disegnavo con molta precisione e velocità; e poichè conservo ancora quell’albumetto, debbo dire che non avevano poi tanto torto: infatti dai disegni si capisce che avevo una pazienza e una capacità di applicazione davvero notevoli; (recentemente un maniaco ha rubato dall’album cinque disegni: un cavallo, un coniglio in corsa e tre vasi, opere di nessun valore, ma per me assai care). All’asilo dovevamo eseguire, oltre ai disegni, intrecci di carte colorate molto complessi e facevamo anche esercitazioni di trapunto ed uncinetto. E cantavamo in coro: devo forse a questi esercizi il buon orecchio musicale che mi ritrovo e l’abitudine di canticchiare mentre disegno (ma lo faccio esclusivamente da solo: perchè in presenza di terzi non riesco a cantare). Poichè disegnavo a memoria ho dovuto fin da allora esercitarmi a rifare a mente quasi tutto il repertorio dei miei soggetti, che oggi è diventato immenso, poichè vi sono compresi luoghi e fisionomie di persone (di maestri, di parenti, di mobili e di oggetti), oltre che quadri, paeaggi, monumenti di quel tempo indimenticabile: per esempio, tutti i volti arcigni dei professori fino al 1940, gli amici di famiglia, gli animali, gli insetti della campagna, le piante dei giardini, ecc. `{`…`}`In tutto questo vai e vieni ho sempre trovato la forza di concentrarmi assai fortemente sui disegni, mettendo a dura prova l’impazienza giovanile con l’applicazione e la precisione; cercando nello stesso tempo di salvare sempre la disinvoltura e la scioltezza del segno: operazioni non facili perchè in contrasto fra loro, ma tuttavia cercando di “metterci l’anima” sia nei tratti dei volti che negli sguardi, nella sinuosità dei corpi, ma anche nel tremolio delle piante mosse dal vento o nei brividi che traspaiono nelle espressioni degli uomini e delle donne; cercando di cogliere la dolcezza degli umili e l’arroganza dei potenti. Ho disegnato (politicamente) molti libri di denuncia sulle malformazioni del nostro pianeta e le contraddizioni del mondo, anche se quei disegni rappresentavano spesso una forzatura e non si curavano granchè dell’estetica; tanto che talvolta mi è venuta voglia persino di abiurarli; se poi non ne condividessi fortemente ancor oggi il contenuto e la loro visione del mondo e delle cose. `{`…`}`
2004
2004
Galleria Elle Arte

L'ombra e lo specchio

RENATO TOSINI
a cura di Salvo Ferlito
24 Maggio - 12 Giugno 2004
Scrive Salvo Ferlito in una testimonianza in catalogo:
`{`...`}`La nostalgia è il sentimento ricorrente in chi avverte la perdita di un’armonia pregressa.
Un sentimento che Renato Tosini conosce assai bene, avendone fatto la forza propulsiva del proprio fare artistico. Il suo “spleen” elegante e raffinato nasce infatti da quell’intimo rovello che si nutre dell’acre ubbia d’aver perso non soltanto “quel che è stato”, ma ancor più “tutto quello che non è stato (e che avrebbe ben potuto essere)”.
Una sorta di elegiaco “panta rei” -per dirla con Eraclito-, però inteso come impossibilità assoluta “di reimmergersi in un fiume” nel quale in più di un caso “non ci si era mai bagnati”.
Sarà forse per questo, che nei suoi ultimi dipinti quel metodico proceder “per levare” pare essersi ormai spinto alle estreme conseguenze, riducendo il colore a un’essenza diafana e leggera, liquidamente trasparente nella sua resa rarefatta ed atmosferica. Una pittura quasi fantasmatica, quindi, ma non per questo afasica; anzi ancor più penetrante, ad onta d’un eloquio assai sommesso e tutt’altro che gridato.
Personaggi e situazioni sono in fondo quelli di sempre, ma è il tono delle “storie” -Tosini ama definirsi uno “scrittore di quadri”- ad apparire più introflesso e melanconico.
I soliti borghesi pingui e calvi -senza dubbio una proiezione soggettiva dell’autore, nonchè sua indiscussa e peculiare cifra stilistica-, elegantemente abbigliati con grisaglia d’ordinanza e ossessivamente seriali nella loro uniformità somatica, sembrano infatti essersi spogliati delle armi reattive dell’attonito stupore e della stridente regressione nel mondo dell’infanzia, quasi avessero ceduto a un delirio solipsistico, testimone della resa all’urto del reale. `{`…`}` Il bambino troppo cresciuto (o più propriamente mai cresciuto), raffigurato abitualmente da Tosini, si è infine dissolto in un adulto disperso nella plumbea solitudine metropolitana o inanemente ripiegato a vergare sulla sabbia effimere parole destinate alla cancellazione.
E pur tuttavia, la poetica sottesa a quest’ultimi dipinti è la stessa di quelli precedenti. Lo sbiadimento coloristico e la riduzione degli abituali riferimenti architettonici (quell’edilizia leviatanica e incombente eletta ad incarnare l’orrore della contemporaneità) non negano infatti in alcun modo l’abituale e pungente vena d’ironia; piuttosto ne amplificano quell’amaro retrogusto in cui risiede la grandezza narrativa di Tosini. `{`…`}`
2005
2005
Galleria Elle Arte

Frammenti dall'orto botanico

ELISA MONTESSORI
a cura di Stefano Malatesta
10 Dicembre 2004 - 08 Gennaio 2005
In esposizione 35 acquarelli appartenenti alla più recente produzione della pittrice genovese che vive ed opera a Roma.
Nella lunga, ricca ed articolata produzione della Montessori, sia in ambito stilistico, sia in quello specifico della tecnica (dalle carte alle tele, dai mosaici ai preziosi libricini a tema, alle ceramiche), tutto testimonia la vivacità e l’eclettismo dell’autrice.
Orizzonti, montagne, colline, piante, paesaggi abitati da figure, ma anche da forme astratte, sono i temi ricorrenti delle sue opere che “...se si potessero attraversare, come in Alice nel paese delle meraviglie... ci troveremmo immersi in al di là dello specchio, in un mondo, che assomiglia a quello conosciuto, ma che, di fatto, non lo è, tanto è differente per bizzarria, stravaganza e fantasia.” (Barbara Tosi, La memoria del paesaggio e il paesaggio della memoria, 2001).
Dal 1951, anno della prima personale, ad oggi, numerose sono state le mostre collettive e personali della pittrice sia in Italia che all’estero.
Si ricordano inoltre le partecipazioni alla Biennale di Venezia del 1982, alla Biennale d’Arte di San Paolo del Brasile del 1983, alla Quadriennale di Roma del 1986, alla mostra d’arte contemporanea a Palazzo della Farnesina di Roma nel 2001.
2006
2006
Elle Arte a Palazzo dei Normanni

Opere 1992-2006

ROSSANA FEUDO
a cura di Enzo Bilardello
01-30 Dicembre 2006
La pittura di Rossana Feudo è un viaggio attraverso i canoni della bellezza e del mistero, l'artista romana evoca e ricorda, afferma e ricompone, sempre sullo sfondo di un mondo dove i volti esprimono una simbologia forte e leggiadra allo stesso tempo. La sua cifra pittorica raggiunge dimensioni che aprono al sogno e al soprannaturale. Realtà e magia sono parte integrante di una trama che provoca delicate emozioni e profonde suggestioni.
Scrive Enzo BIlardello nella testimonianza i catalogo:Rossana Feudo propone da decenni una pittura eclettica (sia detto senza malizia), ancorata com’è a stilemi e modi risalenti alla Scuola di Fontainebleau, al trompe l’œil settecentesco, ai Preraffaelliti, ancora a qualche ingegnosità surrealista.
Ce n’è a sufficienza per chiudere il libro dei sogni e non pensarci più. Tuttavia, la sua pittura educata, non proterva, riproposta con costanza e fedeltà ai propri modi, rifiuta di farsi cestinare così facilmente. Tralasciamo per ora la considerazione dei suoi estimatori: uno non ha ragione solo perché gli altri gli danno ragione.
In passato è già successo che alcuni andassero in controtendenza, rifiutando i tempi nuovi e riproponendo realtà estetiche e culturali perenti. `{`...`}`Le sue figure, prese a prestito dalla galassia vittoriana hanno la bellezza impeccabile ed intangibile di chi è fuori dal circuito esistenziale. Le donne sono belle, hanno corpi sdutti e adolescenziali; i bambini sembrano il concetto incarnato della fanciullezza. I rari uomini rappresentati non denunciano a prima vista alcunché di anomalo, se non fosse che si chiamano Oloferne, Giovanni Battista, Icaro, Edipo, Orfeo, tutta gente che ha fatto una brutta fine, quasi sempre accelerata. L’osservazione appartiene tuttavia alla sfera psicanalitica e lascia indenne il giudizio sulla pittura.
Cominciamo dalle “nature ferme”, come le chiamano i nordici. Uve, pesche, prugne, limoni, melagrane hanno la perfezione smaltata della vita che ha raggiunto il colmo e non può essere revocata, mentre la pittrice non vuole nemmeno che proceda oltre nell’atto di decomporsi.
Se si guarda una natura morta napoletana se ne sentono i sughi, gli umori; si sa che di lì a poco quella congerie di materia organica diventerà repellente. Già le mosche ed i topi lo sanno, e la loro presenza è un ribadimento del decorso incombente: siamo al précis de décomposition per dirla con Cioran. La natura ferma nordica (e quella di Feudo) non corre codesto rischio; ci sono insetti e coleotteri e gocce di rugiada, ma servono a moltiplicare gl’incidenti disegnativi, a dirigere l’occhio in più punti, in modo da non contentarsi di un unico colpo d’occhio`{`...`}`
2007
2007
Galleria Elle Arte

Disegni a matita 1935-2007

BRUNO CARUSO
a cura di Laura Romano
09 Maggio - 09 Giugno 2007
La mostra che proponiamo è il frutto di un paziente lavoro di raccolta delle opere e costituisce una novità tra le innumerevoli personali dedicate alla produzione di Bruno Caruso. Si tratta infatti della prima rassegna composta esclusivamente da disegni realizzati a matita, parecchi dei quali inediti.
Il percorso della mostra parte dal lontano 1935, proponendo alcuni lavori eseguiti da Bruno a sette anni, copiati magistralmente da un libro sull’opera di Leonardo da Vinci, regalatogli dal padre. Seguono alcuni disegni degli anni giovanili, opere ormai storiche nella produzione di Bruno, che già evidenziavano la sua forte personalità artistica, il suo segno inconfondibile, la grande padronanza della tecnica ed una impressionante sicurezza nel tratto.
Insomma, piccole matite che già presentano tutti i segni precursori di quella che sarebbe diventata la cifra coerente e rigorosa, caratterizzante tutta la sua produzione artistica.
La mostra ospita curiosità e divertissements, volti e figure femminili, ritratti, fanciulli che recano cesti fioriti, ma anche ossessioni e immagini di follia e di smarrimento, persino la disperata fissità dello sguardo di un clochard, dignitoso e triste nei suoi logori panni.
Fino a giungere alla raffigurazione di un teschio, simbolo della vanitas, ma anche rappresentazione della meta obbligata dell’esistenza, immagine temuta, ma forse anche pacificante del traguardo di ogni percorso umano.
Una raccolta di opere che scandagliano l’animo dell’uomo e dell’artista, restituendoci paure, orrori, ma anche languori e passioni, sorrisi, ironie e paradossi della vita.
2008
2008
Elle Arte allo Spazio Bquadro

La forma della luce

RITA SAJEVA
a cura di Laura Di Trapani
4 Aprile-03 Maggio 2008
La mostra, promossa dalla Provincia Regionale di Palermo e organizzata dalla Galleria Elle Arte, raccoglie quaranta sculture in marmo, bronzo e vetro realizzate dall’artista, nata a Bagheria e residente da trent’anni in Lussenmburgo, tra il 1993 e il 2008.
Come afferma la curatrice Laura Di Trapani nel testo di presentazione:
Superfici tangibili, allegoriche, accarezzate dalla luce e dalle ombre, plasmate da un languore viscerale, che prorompente fa emergere gli ancestrali sentimenti che albergano nel profondo. Le sculture di Rita Sajeva rapiscono, sollecitando sensazioni ed emozioni…si osservano, si contemplano, si sfiorano. Le sinuose forme divengono luoghi segreti per accogliere, per cullare, e per soffermarsi ad ascoltare il melodioso suono che diffondono. I vuoti, i piani, le linee, sono stati concepiti e originati con l’idea di spazio, come involucro per avvolgere lo spettatore, per fondersi con la scultura. Blocchi di materia levigata si muovono nel cosmo creativo, volteggiano su se stessi, imprimendo nel modellato l’idea che ab origine era presente, sospesa nell’indugio spasmodico di essere svelata. `{`…`}` Le sue sculture sono diventate reliquiari dentro i quali trovano custodia i segreti del suo cosmo, i suoi ricordi, le sue sensazioni. È una scultura di memoria, avvolta in una fosforescenza interiore, che prende forma nel magico gioco di luci ed ombre, negli spazi pieni ed in quelli vuoti, nelle candide superfici marmoree, negli ossidi di bronzo, e nella vibrante leggerezza del vetro. La luce è essenziale, e sostanziale alla produzione scultorea, si trasfigura in forma, definendo il profilo della scultura stessa. Esprime forti stati d’animo, inquietudini, oniriche visioni, accentuati nelle forme dinamiche e contorte, dove l’antitesi luminosità – adombramento, trova la sua configurazione. `{`…`}`
2009
2009
Galleria Elle Arte

Nello sguardo

ENRICO HOFFMAN
a cura di Aldo Gerbino
6- 21 Novembre 2009
In mostra 41 scatti del fotografo palermitano, realizzati nell’arco di un quarantennio, dedicati al mare e alla sua gente, con particolare attenzione all’elemento antropologico, filo conduttore delle varie tematiche affrontate dall’autore.
Come afferma Aldo Gerbino nella presentazione al catalogo: `{`…`}` Una spontanea percezione marina si snoda lungo questo percorso creativo e documentale, felicemente assorto, e, allo stesso tempo, librato su un miscuglio di festoso stato malinconico. Il tutto a tradurre, sin dai tempi giovanili, la visione fotografica, lirica e sociale di Enrico Hoffmann, quasi inserendola in quel comune denominatore in cui si registra l’acqua, il suo peso, la sua levità, elementi necessari a confezionare tale personale racconto, intessendolo, tra gli scatti, di liquide suggestioni. Ecco, allora, l’oscillazione di un siffatto estemporaneo scrutare dell’occhio, inserirsi anche nel gusto dell’astrazione; oppure, con più pertinenza espressionista, incanalarsi in una dimensione antropologica, volta a quel moto sociale alimentato dalla cinetica, dalle variabili degli accadimenti quotidiani. `{`…`}`.
La mostra è promossa dall’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri di Palermo.
All’inaugurazione sarà presente l’autore.
Interverranno Salvatore Amato, presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo, e Roberto Lagalla, Rettore dell’Università degli Studi di Palermo.
2010
2010
Galleria Elle Arte

Still Life & Natura Morta

STILL LIFE
PERSONALE DI ILARIA ROSSELLI DEL TURCO
E
LA COLLETTIVA
NATURA MORTA -VARIAZIONI SUL TEMA
5-27 Febbraio 2010
La personale raccoglie tredici oli su tela e su tavola realizzati dalla pittrice di origine fiorentina, nata a Genova , che dopo aver compiuto gli studi classici e artistici tra Roma e Firenze , ha frequentato la Heatherley’s School of Fine Art di Londra, dove vive ed opera dal 1999. Le nature morte della Rosselli Del turco ritraggono oggetti del quotidiano , moderni, a volte ironici o provocatori. I toni nordici sono interrotti all’improvviso da accensioni mediterranee. L’autrice non dimentica le proprie radici, pur avendo acquisito uno stile de un’eleganza tutti inglesi. La Collettiva “Natura morta, variazioni sul tema” propone una carrellata di nature morte contemporanee: diciotto interpretazioni personalissime del genere, realizzate da altrettanti autori:
Giacomo ANGILETTI, Barbara ARRIGO, Peter BARTLETT, Marta CANNIZZARO, Salvatore CAPUTO, Bruno CARUSO, Pascal CATHERINE, Anna KENNEL, Sarah MIATT, Vincenzo NUCCI, Vincenzo PIAZZA, Maurizio PRIOLO, Enzo ROMEO, Milvia SEIDITA, Tino SIGNORINI, Mariolina SPADARO, Renato TOSINI, Bice TRIOLO.
2011
2011
Galleria Elle Arte

Memorie, Impressioni

VINCENZO NUCCI
a cura di Aldo Gerbino
24 Febbraio- 19 Marzo 2011
La personale di Vincenzo Nucci raccoglie quarantasei pastelli, realizzati tra il 1997 e il 2011, dal maestro che vive ed opera a Sciacca (Agrigento).
Una parte delle opere in esposizione proviene da una preziosa raccolta di appunti, realizzati con la sapiente stesura del pastello. I piccoli fogli danno corpo a ricordi, o costituiscono testimonianze di viaggio, fissate dall’artista nel momento dell’ispirazione.
La mostra si avvale anche di una selezione di pastelli, di medio formato, dedicati al paesaggio siciliano che costituisce il soggetto di elezione della ricerca artistica del nostro autore: le case padronali, le mura di cinta invase da rigogliosi fiori rampicanti, le palme nella loro maestosa bellezza. Della sua opera hanno scritto, tra gli altri: Lucio Barbera, Francesca Bonazzoli, Liana Bortolon, Martina Corgnati, Philippe Daverio, Fabrizio Dentice, Valentina Di Miceli, Eva di Stefano, Guido Giuffrè, Marco Goldin, Sebastiano Grasso, Stefano Malatesta, Paolo Nifosì, Giuseppe Quatriglio, Ruggero Savinio, Vittorio Sgarbi, Enzo Siciliano, Roberto Tassi, Sergio Troisi, Emilia Valenza, Marco Vallora.
2012
2012
Galleria Elle Arte

Disegni per sognatori stanchi

VINCENZO PIAZZA
a cura di Maria Antonietta Spadaro
13-28 Aprile 2012
La mostra raccoglie quaranta opere tra disegni a matita , tecniche miste ed acqueforti, realizzate tra il 1994 e il 2012.
Il filo conduttore della personale di Vincenzo Piazza, nato a Catania, ma palermitano di adozione, si snoda lungo un percorso a cavallo tra il reale e l’onirico, offrendo all’autore innumerevoli spunti per sviscerare in piena libertà creativa tutte le infinite sfumature delle arti grafiche.
“Disegni per sognatori stanchi” propone un viaggio fantastico, capace di coinvolgere e trasportare l’osservatore in una dimensione d’incanto, tr suggestivi e magici interni, o nel solco dell’imprevedibile bellezza della natura, studiata nei suoi più piccoli dettagli, ma al tempo stesso evocata dalla fervida potenza creatrice che promana dalla fantasia dell’autore.
La mostra, corredata da un’elegante volume (Edizioni dell’Angelo), ha ispirato un racconto di Maria Antonietta Spadaro.
I disegni a matita, le delicate tecniche miste e le incisioni ad acquaforte rivelano la cifra inconfondibile e peculiare che caratterizza la produzione di un autore che ha fatto del “segno” il canone espressivo del proprio linguaggio artistico.
Della sua opera hanno scritto, tra gli altri : Aldo Gerbino, Laura Oddo, Giuseppe Quatriglio, Alberto Randisi, Eduardo Rebulla, Maria Antoniretta Spadaro, Emilia Valenza,
2013
2013
Galleria Elle Arte

Tra miraggio e dormiveglia

GIUSEPPE MODICA
a cura di Sergio Troisi
08 Febbraio-02 Marzo 2013
Giuseppe Modica , ad otto anni dalla mostra pubblica del 2005 realizzata presso il Loggiato di San Bartolomeo, torna ad esporre a Palermo, alla Galleria Elle Arte, con la personale dal titolo “Tra miraggio e dormiveglia” a cura di Laura Romano. Il catalogo Elledizioni è introdotto da un testo di Sergio Troisi e contiene una breve nota dell’autore. La mostra presenta una rigorosa selezione di ventotto opere, fra oli ed acquarelli intelati, realizzati negli ultimi sette anni dall’autore che vive ed opera a Roma.
Il filo conduttore della personale è lo sguardo incantato dell’artista che, animato da una sotterranea tensione magnetica, spazia dall’interno verso l’esterno, per poi trasportare il riguardante in una dimensione di enigmatica sospensione. Rifrazioni di frammenti e di scorci architettonici romani, insulari memorie islamiche e luminose saline fanno da contrappunto ad interni-esterni di atelier.
Ed è proprio l’atelier il luogo di riflessione nel quale confluiscono le tracce della realtà, le impressioni della memoria, che Modica reinventa e ripropone nei suoi dipinti in una sorta di magica e straniante cristallizzazione.
Scrive in catalogo Sergio Troisi: `{`…`}` Certo, una memoria seduttiva pulsa pulviscolare in questi dipinti, insieme mitica e familiare, eppure, a dispetto di ogni tentazione di lettura depurata da attriti, quello che qui si agita e si combina è un racconto di archetipi che ha, al suo centro, il tema del labirinto. Il nucleo oscuro e minaccioso, dunque, della grande mitografia mediterranea.`{`…`}`Nella strategia allucinatoria di Modica, l’atto stesso del dipingere non è infatti che la paziente messa in opera di un incantesimo in cui la sapienza tecnica è strumento e garante del procedimento tutto mentale della visione; così che alla fine, distogliendo lo sguardo dal quadro come lo si distoglie da una luce troppo intensa, quella immagine prolunga il suo riverbero nelle stazioni vegliate dagli idoli sfuggenti del nostro circolare tempo memoriale. `{`…`}`
2013
2013
Galleria Elle Arte

Fogli d'interni. Silenzi

TINA SGRO'
a cura di Aldo Gerbino
16 Aprile-03 Maggio 2013
In esposizione ventisette tra oli ed acrilici realizzati dall’artista calabrese tra il 2008 e il 2012.
Attraverso il percorso della mostra l’autrice ci guida verso una dimensione intima e silenziosa, nella quale il tempo sospeso sembra protagonista del racconto pittorico.
Gli interni, spesso avvolti dalla penombra, evocano memorie e suscitano emozioni, mentre il dettato poetico della Sgrò si svela progressivamente nella trama delle immagini.
Un mondo immerso nel silenzio offre al riguardante spunti di riflessione e di raccoglimento, come nei suggestivi interni di chiesa, dove la luce si insinua tra le architetture, con un richiamo di intensa spiritualità.
A fare da contrappunto alle pacificanti immagini degli interni, alcuni esterni raffiguranti tangenziali e scorci di periferia, metafore di un caos pronto ad aggredirci fuori da un rassicurante ambiente domestico nel quale il ritorno al passato, evocato negli arredi e negli oggetti raffigurati, ci appare come una dimensione al contempo nostalgica e salvifica.
Tina Sgrò è nata a Reggio Calabria nel 1972. Diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti della sua città, ha esposto le sue opere in selezionate gallerie italiane ed ha ottenuto svariati riconoscimenti , tra cui il “Premio Galleria” come finalista del prestigioso Premio Laguna 2013.
Vive ed opera tra Reggio Calabria e Milano.
2013
2013
Galleria Elle Arte

Limones y Lirios

PEDRO CANO
a cura di Aldo Gerbino e Piero Longo
4-30 ottobre 2013
Pedro Cano, uno dei più grandi maestri dell’acquerello presenti sulla scena internazionale, ritorna a Palermo, alla Galleria elle Arte, con la personale “Limones y Lirios”.
La mostra raccoglie ventinove acquarelli, dipinti tra il 2012 e il 2013 , dedicati a due temi : i frutti del limone, albero simbolo della solarità mediterranea e i fiori di Iris, declinati in tutte le loro delicate ed intense varianti cromatiche.
Scrive nel testo in catalogo Aldo Gerbino: `{`…`}` Messaggeri di regale e casta pregnanza, dunque, i lirios di Pedro si auto-scarnificano sino all’essenziale, ma lasciando sul tappeto tutto quanto è servito per la costruzione del suo tessuto floreale, della sua più antica materialità. Essi si proiettano nel velluto oscuro del viola, mentre con il nero viene sancito il perimetro dei petali, dei sepali, nella volontà di rafforzare quel bianco lattescente appena vergato dall’acqua, o divaricato su di un piano inchiostrato, tra azzurri scoscesi e fondi. `{`…`}`
Pedro Cano è nato nell’agosto del 1944 a Blanca, una piccola cittadina della provincia spagnola di Murcia. Ha studiato prima all’Accademia San Fernando di Madrid e successivamente all’Accademia delle Belle Arti Spagnola di Roma, dove è stato vincitore del “Prix de Rome”.
Ha lavorato per il teatro di Roma con Maurizio Scaparro, per il quale ha curato e le scenografie del Galileo Galilei di Brecht e i costumi delle Memorie di Adriano della Yourcenar. Il regista Giulio Berruti gli ha dedicato il film – documentario: “Pedro Cano. La mia voce”, vincitore della Rassegna Documentaria sull’arte del Festival di Palazzo Venezia.
Ha vissuto in Spagna, America Latina e Stati Uniti, e attualmente risiede ed opera tra Blanca, Anguillara e Roma.
Recentemente è stato nominato membro dell ‘Accademia Pontificia dei Virtuosi del Pantheon.
Tra le sue opere, esposte in collezioni private e Musei di tutto il mondo ricordiamo una grande tela inserita nel percorso espositivo dei Musei Vaticani e l’autoritratto esposto nel corridoio Vasariano della Galleria degli Uffizi di Firenze.
L’autore sarà presente in galleria per incontrare il pubblico venerdì 4 e sabato 5 ottobre
Catalogo Elledizioni ( Collana Astra) con testi di Aldo Gerbino e Piero Longo.
2014
2014
Galleria Elle Arte

Attorno a Vermeer

VINCENZO NUCCI
a cura di Marco Goldin
22 Marzo- 17 Aprile 2014
La personale raccoglie quattordici pastelli e due oli, realizzati dall’artista siciliano che vive ed opera a Sciacca, in occasione della grande mostra “Attorno a Vermeer”, a cura di Marco Goldin, presente dall’8 febbraio nelle sale di Palazzo Fava a Bologna.
Scrive in catalogo Marco Goldin:
`{`…`}` Un poco del suo tempo, Vincenzo Nucci lo ha dedicato a dipingere attorno a Vermeer. Nei suoi pressi, in vicinanze che sono state subito piene d’amore. E come per un miracolo che egli ha certamente desiderato creare, ha riempito Vermeer del suo azzurro mediterraneo. Ha riscritto il sublime pittore di Delft nella grammatica di una luce ammantata, e tutta dolcemente avvolta, proprio dell’azzurro. Il suo colore, ma anche il colore della nostalgia, della lontananza, così come un mare, nella distanza, sfuma ancora di più dentro l’azzurro. I canali olandesi sono diventati il bordo del mare, le donne nelle stanze suonano o scrivono accanto a una finestra che si affaccia su una palma o su una fioritura rossa di buganvillee. I cieli attraversati da nuvole, che erano stati quelli di Jacob van Ruisdael nel Seicento, Nucci li ha fatti diventare l’azzurro tonante del mezzogiorno a Sciacca. Ciò che si conosce, e si vive.
Così, questa non è pittura di d’après, non è una copia o una riproposizione. Ha a che fare piuttosto con il suo sentimento del mondo, con il suo desiderio di ascoltare un profumo, di vedere sollevarsi un silenzio. E’ la commozione dello stare al mondo, dell’esserci, del raccontare questo consistere, facendolo con figure che diventano pittura. Nucci si è collegato a Vermeer per la via del silenzio assoluto, modulandolo però nelle opere e nei giorni. Perché tutto, sembra dire il pittore, deve stare riflesso nella vita e non essere un’astrazione. `{`…`}`
Della sua opera hanno scritto, tra gli altri: Lucio Barbera, Francesca Bonazzoli, Liana Bortolon, Martina Corgnati, Philippe Daverio, Fabrizio Dentice, Valentina Di Miceli, Eva Di Stefano, Aldo Gerbino, Guido Giuffrè, Sebastiano Grasso, Stefano Malatesta, Paolo Nifosì, Giuseppe Quatriglio, Ruggero Savinio, Vittorio Sgarbi, Enzo Siciliano, Roberto Tassi, Sergio Troisi, Emilia Valenza, Marco Vallora.
Sarà presente l’autore.
Interverrà Marco Goldin
Catalogo Edizioni “Linea d’ombra” in galleria.
2014
2014
Galleria Elle Arte

Pagine di Luce

FRANCO POLIZZI
a cura di Elisa Mandarà
10 Maggio-5 Giugno 2014
In mostra ventisette opere, tra oli e pastelli, dedicati al tema del paesaggio siciliano.
Filo conduttore del percorso espositivo è la peculiare luce che pervade ed anima gli scorci assolati della campagna, le marine e i magici notturni dalle silenti atmosfere sospese .
Scrive Elisa Mandarà nel testo di presentazione:
`{`…`}` Se poi, come afferma André Derain, la sostanza della pittura è la luce, Polizzi rappresenta magistralmente quest’arte, essendo la sua essenzialmente pittura di luce. Metabolizzata la conquista del plein air, Polizzi imbeve le sue tele dell’oro della luce del Sud. Gli squarci paesaggistici s’accendono allo splendore d’una natura percorsa e mutata da mille vibrazioni atmosferiche `{`…`}` È un’elegia della luce mediterranea, l’arte di Polizzi, che serba tracce di luminescenza impressionistica, a queste preferendo però la deflagrazione della luce. Non vi è un impiego univoco della luce, ora funzionale a una presa diretta della realtà, ora rarefatta in pulviscolo, quando il senso vuole dare di malinconiche lontananze, ora tutta aurea, nelle ambientazioni intimistiche, quando il pittore accarezza i corpi contornandoli di vibrante luminosità, ancor più simbolica perché avvicinata a toni smorzati, a zone di oscurità satinata. Tesaurizza il tratteggio incrociato di Rembrandt, Polizzi, che ripartisce spesso la scena in campiture d’ombra o di luce, in virtù di raggi lucenti intersecanti, perché sia tutto drammaticamente presente, tutto concretamente tangibile. Un secondo prima dell’oblio nell’ineffabile del sogno.
Della sua opera hanno scritto, tra gli altri: Guido Giuffrè, Marco Vallora, Marco Goldin, Piero Guccione, Lorenza Trucchi, Giorgio Soavi, Antonello Trombadori, Enzo Siciliano, Paolo Nifosì, Vittorio Sgarbi, Duccio Trombadori, Claudio Strinati, Marco Di Capua, Emilia Valenza, Lucio Barbera, Arnaldo Romani Brizzi.
Franco Polizzi vive ed opera a Scicli (Ragusa).
Sarà presente l’autore.
2014
2014
Galleria Elle Arte

Pittura

GIOVANNI LA COGNATA
a cura di Antonio Mercadante
4-23 ottobre 2014
Le trenta opere ad olio in mostra, realizzate dall’artista tra il 2007 e il 2014, riproducono figure, ritratti, paesaggi e scorci urbani.
La forza creativa di La Cognata si esprime nel solco di una pittura solida, corposa , carica di materia e di abbacinanti cromatismi, supportata da una inconfondibile cifra stilistica. Giovanni la Cognata è nato a Comiso (Ragusa) nel 1954. Inizia in giovane età a dedicarsi alla pittura, dopo aver concluso gli studi all’Istituto d’Arte della sua città.
All’inizio il suo lavoro si incentra sul ritratto, per approdare poi al tema del paesaggio. Grande interprete della luce mediterranea, l’artista ha dichiarato : “I paesaggi sono come volti, esprimono emozioni”.
Nei primi anni ’80 si trasferisce a Milano , dove vive ed opera per una decina d’anni.
Decide poi di rientrare nella sua Sicilia, per ritrarre con vena vibrante l’azzurro dei cieli, il giallo dei campi, il verde degli alberi.
Scrive Antonio Mercadante nel testo di presentazione alla mostra, a proposito dei noti scorci urbani di La Cognata: `{`…`}` non c’è nessun racconto puntuale a interessare l’artista, se non quello della luce. Non un fatto si svolge lungo quelle strade o su quelle facciate di case che non sia un fatto di luce, tanto più detta e vera quanto più capace di disporre i suoi effetti sulle superfici, costruendo la consistenza tattile dei materiali. E bisogna avvicinarsi, leggere le pennellate costruttive, seguire l’evoluzione dei toni, le luci rilevate, le ombre, le distanze, l’aria che distingue i piani, nell’alternanza di dettagli puntuali (i chiari riverberi riflessi tra le stecche delle persiane, i ferri dei balconi, le gronde, i coppi) e di pure sensazioni cromatiche; il tutto espresso con rapidità e maestria, senza mai compitare a modo, senza alcun bozzettismo aneddotico. `{`…`}`
La Cognata vive e lavora a Comiso.
All’inaugurazione sarà presente l’autore.
2015
2015
Galleria Elle Arte

Nei fuochi della città

CRISTIANO GUITARRINI
a cura di Laura Romano
02-24 Ottobre 2015
La mostra raccoglie ventidue oli e quattro acquarelli realizzati tra il 2012 e il 2015 , dal pittore di Bracciano (Roma). Il percorso espositivo si snoda lungo il tema delle città e dei fenomeni sociali ad esse strettamente connessi, con uno sguardo particolare al tessuto urbano di Palermo, raffigurata, in alcune delle opere , nella sua decadente e struggente bellezza.
In una sua testimonianza sul catalogo afferma il pittore spagnolo Pedro Cano : Cristiano Guitarrini cammina nelle città e in questo viaggio coglie il loro immenso caleidoscopio: emozioni e sentimenti che, con enorme maestria, traduce in pittura. Era un adolescente quando mi mostrò per la prima volta il suo lavoro e fui subito meravigliato dalla qualità delle sue opere. I suoi disegni erano di grande valore e sono stati la base per raccontare la bellezza ed il dolore attraverso una pittura ricca, a volte impalpabile , altre volte fortemente materica `{`…`}`
Scrive Aldo Gerbino nel testo di presentazione :`{`…`}` La pittura emozionale sulle città di Cristiano Guitarrini fa ritorno a quei “fuochi” famigliari che ancora, faticosamente, secernono il loro portato umano; e fuochi sono le luci architettoniche che ardono o le ceneri prodotte dal degrado; fuochi i dolori che attraversano, quali ferite, i grandi centri urbani: migranti, derelitti d’ogni genere, turbamenti di società in fuga dall’estinzione. `{`…`}` Cristiano traduce tali suggerimenti della pupilla nel suo olio “Oleandro fiorito”, con quell’intensità pigmentaria affondata in sierose tensioni neobarocche, o, nello sforamento espressionistico, tingendosi di audacie liberatorie ora con” Il leone e la palma”, ora con il mantello oleoso delle “Stazioni”, o tramonti sanguigni dilavati su lamiere di treni in sosta, per stradali crepuscoli, sul petrolio avvolgente un nebbioso “Notturno”, fino a colpire le fibre profonde di volti di umani, sciami migratori in cui” Gli ultimi”, dalle fragili sponde d’un barcone, si fondono con modesti bagagli nella métro, tra viaggiatori in silenzioso travaglio, o con la corrosa solitudine dell’uomo dormiente sul marciapiede (Senza titolo) senza abdicare, come in “Speranze”, ad altri orizzonti. `{`…`}`
Della sua pittura hanno scritto, tra gli altri, Aldo Gerbino, Pedro Cano , Claudio Strinati, Alessandro Kokocinski, Milton Hebald.
2016
2016
Galleria Elle Arte

Pintar el viaje

PEDRO CANO
a cura di Aldo Gerbino e Piero Longo
7 Ottobre - 4 Novembre 2016
Pedro Cano, uno dei più grandi maestri dell’acquarello presenti sulla scena internazionale, ritorna a Palermo, alla Galleria Elle Arte, con la personale “Dipingere il Viaggio – Pintar el Viaje”.
La mostra raccoglie quarantadue opere che condurranno il visitatore in un viaggio alla scoperta dei luoghi dell’anima dell’artista.
Come in un quaderno di viaggio, attraverso le pennellate evanescenti, Cano racconta i luoghi e si racconta come testimone ardente e appassionato del suo perpetuo peregrinare: l’Italia delle silenziose rovine di Pompei, dei sassi di Matera e delle imponenti architetture imperiali della Capitale; la Grecia classica con i suoi templi assolati, fino ad un’inusuale visione sul Medioriente, nei siti archeologici di Palmira, in una Damasco da mille e una notte. E ancora i profumi delle spezie di Marrakesh, gli scorci segreti di Ghadames e le vestigia dei templi romani a Jerash, in Giordania.
Nelle opere di Pedro Cano si respira tutta l’essenza dell’attenzione dell’artista nell’imperitura ricerca della bellezza, nel senso più puro, genuino ed autentico del termine, in territori dove la presenza fisica dell’uomo risiede solo nel suo sguardo, ammaliato e stregato, catturato nell’estasi profonda delle perfette architetture liquefatte nella natura incontaminata.
Luoghi dove la bellezza nasce, cresce, e mai si stempera, rimanendo eterna osservatrice di colui che la osserva, la rappresenta, e le rende omaggio.
Pedro Cano è nato nell’agosto del 1944 a Blanca, una piccola cittadina della provincia spagnola di Murcia. Ha studiato prima all’Accademia San Fernando di Madrid e successivamente all’Accademia delle Belle Arti Spagnola di Roma, dove è stato vincitore del “Prix de Rome”.
Ha lavorato per il teatro di Roma con Maurizio Scaparro, per il quale ha curato le scenografie del Galileo Galilei di Brecht e i costumi delle Memorie di Adriano della Yourcenar. Il regista Giulio Berruti gli ha dedicato il film – documentario: “Pedro Cano. La mia voce”, vincitore della Rassegna Documentaria sull’arte del Festival di Palazzo Venezia.
Ha vissuto in Spagna, America Latina e Stati Uniti, e attualmente risiede ed opera tra Blanca, Anguillara e Roma.
Recentemente è stato nominato membro dell ‘Accademia Pontificia dei Virtuosi del Pantheon.
Tra le sue opere, esposte in collezioni private e Musei di tutto il mondo ricordiamo una grande tela inserita nel percorso espositivo dei Musei Vaticani e l’autoritratto esposto nel corridoio Vasariano della Galleria degli Uffizi di Firenze.
2016
2016
Elle Arte a Palazzo Steri

Frutos y flores

PEDRO CANO
a cura di Aldo Gerbino e Piero Longo
6-23 ottobre 2016 L’evento organizzato, promosso e curato dalla Galleria Elle Arte, prevede l’esposizione, a Palazzo Steri, sede storica del Rettorato dell’Università di Palermo, di sedici acquarelli di grande formato, appartenenti alla collezione privata dell’artista spagnolo.
Sfumature d’acqua, intrise dei colori della terra e dei suoi frutti, riportano alla memoria i ritmi ciclici della natura subordinati all’ordine preciso del Cosmo, nell’evolversi di equilibri delicatissimi come petali. Composizioni di fiori e frutta, che non rimandano affatto a “nature morte”, quanto più alla vita, agli affetti, alle radici, alle mura domestiche.
Il flauto magico di Pedro Cano condurrà il visitatore in un luogo intimo e inconfessato, privato e recondito, nel giardino segreto della sua infanzia, nei luoghi dove egli riposa di ritorno dal suo perpetuo peregrinare: un omaggio ai profumi e ai colori di un passato mai svanito, ma presente e vivo nei ricordi e nel pennello della maturità.
Pedro Cano è nato nell’agosto del 1944 a Blanca, una piccola cittadina della provincia spagnola di Murcia. Ha studiato prima all’Accademia San Fernando di Madrid e successivamente all’Accademia delle Belle Arti Spagnola di Roma, dove è stato vincitore del “Prix de Rome”.
Ha lavorato per il teatro di Roma con Maurizio Scaparro, per il quale ha curato le scenografie del Galileo Galilei di Brecht e i costumi delle Memorie di Adriano della Yourcenar. Il regista Giulio Berruti gli ha dedicato ilfilm - documentario: “Pedro Cano. La mia voce”, vincitore della Rassegna Documentaria sull’arte del Festival di Palazzo Venezia.
Ha vissuto in Spagna, America Latina e Stati Uniti, e attualmente risiede ed opera tra Blanca, Anguillara e Roma.
Recentemente è stato nominato membro dell‘Accademia Pontificia dei Virtuosi del Pantheon.
Tra le sue opere, esposte in collezioni private e Musei di tutto il mondo ricordiamo una grande tela inserita nel percorso espositivo dei Musei Vaticani e l’autoritratto esposto nel corridoio Vasariano della Galleria degli Uffizi di Firenze.
2016
2016
Galleria Elle Arte

Motivi del visibile

Alessandro Monti, Turi Sottile, Enzo Tardia, Lino Tardia
a cura di Aldo Gerbino e Piero Longo
3-23 Dicembre 2016
La collettiva propone l’incontro di quattro artisti che dialogano tra loro attraverso linguaggi pittorici tra loro eterogenei, ma per certi versi complementari.
Astrazioni, geometrie, volumi e segni declinano il percorso espositivo di una singolare collettiva che, attraverso trentasei opere di grande, medio e piccolo formato, sposa le diverse cifre stilistiche, mentre racconta la storia di ognuno degli autori in mostra.
Scrive Aldo Gerbino nel testo in catalogo: `{`…`}` tale percorso, firmato da quattro artisti di diversa generazione, si dichiara ora con l’espressionismo astratto di Turi Sottile, fatto di linee asintotiche, e la scansione mitologica di Lino Tardia offerta in tagli baconiani, ora con la tattilità informale, riversata nelle armonie di ‘legame’, di Alessandro Monti solidale alle rivisitazioni concrete e neoplasticiste di Enzo Tardia. Un cammino sommerso, in virtù della propria struttura, – e quindi della propria rappresentazione, – dalla inconfutabilità del reale. `{`…`}`
E dal testo di Piero Longo :`{`…`}`Lungimiranti e sospese tra passato e futuro queste opere commentano, infatti, la dinamicità e la “varietas” tecnologica del presente che attraversano e che sanno fermare, come in una istantanea, nella retina dell’osservatore. Ad esso si rivolgono quasi sintetizzando tutte le esperienze visive del secondo Novecento e annunziando quella sintesi culturale dalla quale nasce il sincretismo visivo che li caratterizza. `{`…`}`
Turi Sottile (Acireale, 1934), Lino Tardia (Trapani , 1938) e Alessandro Monti (Torri in Sabina ,1953) vivono ed operano a Roma. Enzo Tardia( Trapani, 1960) vive d opera a Trapani.
Elledizioni” Collana “Rosa dei venti”
2017
2017
Galleria Elle Arte

Umbra Luce

MASSIMO DE LORENZI
a cura di Laura Romano
20 Gennaio-11 Febbraio 2017
In mostra ventitré opere di grande e medio formato , recentemente realizzate dall’artista romano, ispirate alla millenaria Foresta Umbra, area protetta del Gargano , ed agli straordinari chiaroscuri e cromatismi che la luce intesse tra la fitta vegetazione nell’alternarsi delle stagioni e nelle diverse ore del giorno. “Partendo da soggiorni nella Foresta Umbra, Massimo De Lorenzi ha dipinto una serie di oli in cui la luce e l’ombra lottano per diventare il punto centrale dell’opera. La sensazione che si ha di fronte a queste tele è quella di ritrovarsi in un percorso in bilico tra realtà e sogno, dove la sequenza di tronchi, fogliame e rovi, lascia intravedere un mondo carico di umori vegetali, nel quale, a volte, si ha l’impressione di percepire gli odori della campagna e il sottile rumore del vento”, scrive Pedro Cano nel suo testo in catalogo. “Il lavoro artistico di Massimo De Lorenzi – scrive Marisa Cagliostro – sorprende e affascina positivamente sia nelle tele di grandi dimensioni che nei piccoli formati che hanno come principale soggetto il mondo silenzioso ed eloquente della natura incontaminata del paesaggio garganico della foresta Umbra. Esercizi ben riusciti di luce e di colore, di forme quasi antropomorfe che vorrebbero suggerire presenze/assenze umane che nulla aggiungerebbero alla pura visione di luoghi dell’anima, di spazi senza tempo nei quali immergersi sino ad identificarsi o annullarsi in un paesaggio senza stagioni e senza tempo”. “Dicono che musica e pittura siano indissolubilmente legate. Nulla mi suona più vero. La mia vita è un andirivieni dall’una all’altra. Non saprei dire quanto il mio essere musicista tragga dalla pittura e, allo stesso modo, non so affermare quanta musica suoni nei miei quadri”, afferma De Lorenzi. La luce e l‘ombra (UMBRA LUCE) sono protagonisti di un eterno conflitto: bagliori e trame luminescenti che appartengono ad una memoria visiva personale, come tracce impresse in una vecchia pellicola fotografica che supera i confini del tempo. La continua ricerca che appassiona l’autore è il mutevole carattere della luce e l’effetto drammatico che ne scaturisce cambiando il modo di percepire la realtà che ci circonda. Massimo De Lorenzi vive ed opera a Roma.
2018
2018
Galleria Elle Arte

In attesa dell'alba

TINO SIGNORINI
a cura di Valentina Di Miceli
10 Febbraio - 3 Marzo 2018
La mostra raccoglie trentacinque opere, tra tecniche miste e tempere su tavola, realizzate tra il 1985 e il 2017 .
“In attesa dell’alba” rappresenta un viaggio attraverso i sogni e le ossessioni di un artista, schivo ed appartato, il cui percorso artistico ed umano costituisce, indubbiamente, una pregnante e coerente testimonianza culturale che dai primi anni cinquanta giunge fino ai giorni nostri.
L’espressione artistica di Tino Signorini infatti rappresenta il paradigma della sua stessa esistenza.
Scrive Valentina Di Miceli nel testo in catalogo:
`{`…`}` Il percorso creativo di Signorini si intreccia inevitabilmente con la vita, con le esperienze sofferte dell’espatrio, della guerra, della perdita delle radici e della difficile ricerca di nuovi approdi sicuri. La notte e la luna sono compagne di un viaggio solitario, tra le strade palermitane, tra le campagne e le periferie, alla ricerca di quel barlume di luce che nella vita come nell’arte gli ha sempre dato la forza di andare avanti.
La tecnica è quella consolidata nel tempo, attraverso l’esperienza, e divenuta oggi cifra stilistica di un modo di costruire l’immagine per campi di ombra, attingendo alla materia stessa di cui è fatta la notte: l’inchiostro, il carbone, la creta nera, il contè.`{`…`}` Come fuochi d’artificio i bagliori cromatici esplodono dietro ai muri sberciati, sulle finestre illuminate, sui cartelloni pubblicitari, sulle tavole imbandite di interni domestici o nello studio dell’artista, in interni doppi che restituiscono il fascino della citazione, del quadro nel quadro. `{`…`}`
Della sua opera hanno scritto, tra gli altri: Valentina Di Miceli, Eva Di Stefano, Salvo Ferlito, Melo Freni, Franco Grasso, Paola Nicita, Eduardo Rebulla, Giuseppe Servello, Franco Solmi, Sergio Troisi, Emilia Valenza, Renzo Vespignani.
All’inaugurazione sarà presente l’autore.
2018
2018
Galleria Elle Arte

Elogio della luce. Riflessi e Riflessioni per i vent'anni di ElleArte

COLLETTIVA
a cura di Laura Romano
04 Maggio - 14 Giugno 2018
La mostra, organizzata in occasione del compimento del ventesimo anniversario di attività di Elle Arte, si avvale del contributo pittorico di alcuni degli artisti italiani e stranieri che in questi anni sono stati parte integrante del percorso della galleria.
Gli autori si sono confrontati, ciascuno secondo la sua peculiare lettura, su un tema universale che ha attraversato la storia dell’arte nei secoli: la luce è energia vitale, materia e spirito, fisica e metafisica, sogno e realtà, conoscenza e rivelazione, elemento duttile e ricco di infinite interpretazioni che consente ad ogni artista di restare fedele alla propria cifra stilistica e di offrirne le più svariate e suggestive declinazioni.
Catalogo Elledizioni (Collana Astra) con testi di :
Eleonora Chiavetta, Valentina Di Miceli, Salvo Ferlito, Aldo Gerbino, Salvatore Lo Bue, Piero Longo, Elisa Mandarà, Rosanna Pirajno, Laura Romano, Anna Maria Ruta,
Pino Schifano, Maria Antonietta Spadaro, Floriana Spanò, Emilia Valenza.
Opere di: Barbara Arrigo, Daniela Balsamo, Peter Bartlett, Francesco Caltagirone, Massimo Campi, Pedro Cano, Ilaria Caputo, Salvatore Caputo, Salvo Catania Zingali, Pascal Catherine, Sergio Ceccotti, Liliana Conti Cammarata, Massimo De Lorenzi, Angelo Denaro, Cristiano Guitarrini, Anna Kennel, Giovanni La Cognata, Sarah Miatt, Gaetano Lo Manto, Antonio Miccichè, Giuseppe Modica, Giuseppe Montalbano, Vincenzo Nucci, Vincenzo Piazza, John Picking, Franco Polizzi, Luca Raimondi, Ilaria Rosselli Del Turco, Milvia Seidita, Tino Signorini, Enzo Tardia, Bice Triolo.
2019
2019
Galleria Elle Arte

Dulcis in Fundo

COLLETTIVA
a cura di Laura Romano
29 Marzo - 19 Aprile 2019
In mostra trenta opere di medio e piccolo formato: un omaggio al “dolce” nella pittura di dodici artisti che, mediante il segno e il colore, decantano uno dei gusti prediletti dal palato umano, coniugando l’arte dolciaria con quella pittorica.
I dolci, da sempre, si identificano con le celebrazioni religiose e civili, allietano le feste e definiscono tradizioni e usanze di un popolo, attraversandone la storia.
Il fattore estetico, celebrato dalle opere in mostra, ricopre una fondamentale importanza nell’esecuzione di ogni dolce, dal più semplice al più elaborato.
Gli artisti che si sono cimentati sul tema riescono ad evocare aromi, fragranze e colori, eternando la dolcezza in raffinate composizioni pittoriche.
L’inclinazione verso il gusto dolce nasce con l’uomo, dato che il primo sapore conosciuto da ogni essere umano è quello del latte materno, e ciò determina una naturale ricerca del medesimo sapore in altri alimenti.
L’amore per “la dolcezza” risale già alla preistoria, come testimonia una pittura rupestre sulla parete di una grotta spagnola, La Cueva de las Aranas, in cui una figura umana, arrampicata sulle rocce, tende le mani verso un alveare.
I dolci sono stati spesso soggetto di elezione in pittura, attraversando la storia dell’arte di tutti i popoli, dalle rappresentazioni di immagini sulle tombe egizie, alle nature morte seicentesche, fino alla Pop Art e ai giorni nostri. In esposizione opere di:
Barbara ARRIGO, Daniela BALSAMO, Pedro CANO, Ilaria CAPUTO,
Salvatore CAPUTO, Pascal CATHERINE, Sergio CECCOTTI, Cristiano GUITARRINI, Anna KENNEL, Luca RAIMONDI, Ilaria ROSSELLI DEL TURCO, Bice TRIOLO.
2020
2020
Galleria Elle Arte

Il peso di un raggio

VINCENZO NUCCI
a cura di Aldo Gerbino, Piero Longo.
07 Febbraio - 04 Marzo 2020
La mostra si avvale di una selezione di trentacinque pastelli, di medio, piccolo e grande formato, dedicati al paesaggio siciliano, soggetto di elezione della ricerca artistica di Nucci: le case padronali, le mura di cinta invase da rigogliosi fiori rampicanti, le palme nella loro maestosa bellezza. Gli orizzonti di Nucci evocano varchi verso l’infinito, porzioni di cielo che si sottraggono al caos cittadino; una sorta di ritorno alle origini che favorisce l’ascolto del silenzio e l’immersione nella Natura. Una parte delle opere in esposizione proviene da una preziosa raccolta di appunti, realizzati con i pastelli su piccoli fogli, raccogliendo ricordi o testimonianze di viaggio, fissati dall’artista nel momento dell’ispirazione. Scrive Aldo Gerbino nel testo di presentazione: `{`…`}` Tale impressionistica sostanza non può che confermarsi con Enzo Nucci, sia nella geometria della palma, sia nella pastosa concretezza delle erbe, sia nella calcinata, gessosa consistenza di conci, casolari, tegole affocate nel sole meridiano, portando con sé, il peso ineffabile dei raggi, la storia fotonica del nostro cosmo. Molto lo ritroviamo confermato nella stessa meccanica del pastello congeniale all’artista, e non certo subalterno ai pigmenti della pittura situandosi, per estatici trasognamenti, a maggior sostegno del reale. `{`…`}` Enzo Nucci (1941-2015) ha fatto di Sciacca, sua città natale, il punto di riferimento ottico ed emotivo: La sua ricerca, continua e impegnata con l’uso di molteplici tecniche, consegna al pastello la sua sostanza spirituale e contemplativa. Numerosissime e qualificate le sue partecipazioni Collettive (dalla Permanente di Milano al Palazzo del Vittoriano in Roma; dal Premio Michetti al Palazzo Reale di Milano alla LIV Biennale veneziana), così le sue Personali allestite in gallerie private e in spazi istituzionali di prestigio. Dopo l’esordio a Reggio Calabria nel 1960, si ricordano: Galleria La Tavolozza, Palermo (1984); Palazzo Sarcinelli, Conegliano (1994); Galleria Forni, Bologna (1995); Casa dei Carraresi, Treviso (1999); Stadtmuseum, Tubinga (2001); Antologica Loggiato San Bartolomeo, Palermo (2003); Antologica ex Convento di San Francesco, Sciacca (2008); Galleria Elle Arte, Palermo (2014); Retrospettiva Casa Museo Scaglione, Sciacca (2019). Interessi critici: Philippe Daverio, Marco Goldin, Vittorio Sgarbi, Giuseppe Quatriglio, Ruggero Savinio, Aldo Gerbino, Enzo Siciliano, Marco Meneguzzo, Lucio Barbera, Stefano Malatesta, Paolo Nifosì, Sergio Troisi, Tanino Bonifacio, Rita Ferlisi, Piero Longo, Emilia Valenza, Valentina Di Miceli, Martina Corgnati, Sebastiano Grasso, Piero Guccione, Eva di Stefano, Roberto Tassi.